L’evoluzione biologica di una lacrima (2)
di:TIMIA EDIZIONI
A Stefania Rossi ho rivolto alcune domande.
Com’è nato questo libro?
Il libro nasce dal desiderio di ricordare e far conoscere a chi non ne ha avuto la possibilità, la storia di un artista, di un cinematografaro, di uomo del Novecento, un tentativo di offrire una visione d’insieme del lavoro e del pensiero di Alberto Grifi.
Il libro si stratifica nel tempo proprio come i film di Alberto e si divide in due parti che rappresentano anche due momenti particolari ed opposti; presenta una lunga intervista al regista di Anna (cult movie indiscusso del cinema underground italiano) che testimonia il nostro primo vero incontro, scambio e confronto, al di là dei convenevoli che le buone maniere impongono a due sconosciuti, era il 2004. C’è poi una biografia con filmografia ragionata, ragionata nei termini del possibile, sulla quale iniziai a lavorare dopo la scomparsa del regista. Per realizzarla ho contattato personalmente alcune persone che ho ritenuto fondamentali per attraversare la vita dell’autore. Ne sono nate numerose videointerviste tra il 2011 e il 2015, a partire da l’incontro con la sorella e con gli autori con i quali spesso Grifi condivideva la regia dei suoi film. Un totale di 18 h di girato. La mia è stata una scelta di montaggio, ho dato ampio respiro ai dattiloscritti di Grifi, e scelto di raccontare per immagini, come fosse un film.
Qual è la singolarità di Grifi nello scenario del cinema sperimentale? In che cosa la identifichi?
Lo scenario del cinema sperimentale italiano si basa sulla netta distinzione tra la riflessione sulla forma e sul linguaggio da una parte e la componente politica militante del cinema, che si occupa del sociale e del pubblico dall’altra. Due mondi a sé. La magia di Grifi sta nel farle convivere, con il risultato che il sapore dei suoi film è unico.
Quali sono state le correnti estetiche che ritieni abbiano avuto su Grifi le principali influenze?
Sicuramente il Dadaismo, un riconoscimento alla grandezza di Marcel Duchamp è esplicito in “La Verifica Incerta”; c’è poi il Surrealismo, la grande amicizia con Giordano Falzoni ne sottolinea una grande intesa; l’Espressionismo di Van Gogh credo sia stato fondamentale in gioventù così come a seguire il Situazionismo di Guy Debord. Ma Grifi era perfettamente consapevole di tutte le categorie estetiche che hanno attraversato il Novecento e oltre.
Una delle caratteristiche del lavoro di Alberto è stata quella di tornare a lavorare su suoi film già fatti inserendovi nuove scene, nuovi sonori.
Hai una tua spiegazione di questa sua modalità?
Per Grifi l’idea di cinema è un corpo organico che muta nel tempo, i suoi film spesso sono il risultato di fusioni e stratificazioni di e con altri film. Ci sono alcuni punti da tenere in considerazione per comprendere questo modus operandi: da una parte l’opera in sé risulta meno importante del processo che la crea, di conseguenza il contesto assume più significato e valore. La scomparsa del ruolo vincolante dell’autore lascia spazio a una visione autoriale disseminata. Potremmo definire il cinema di Grifi un cinema espanso.
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Stefania Rossi
L’evoluzione biologica di una lacrima
Pagine 216, Euro 14
Edizioni Timía
Tratto da adolgiso.it