Walkscapes
di:Timia Edizioni
15 febbraio 2018 – h 10:00
Aula Magna – ISIA Roma Design
Piazza della Maddalena, 53 – Roma
È camminando che l’uomo ha cominciato a costruire il paesaggio naturale che lo circondava. È camminando che nell’ultimo secolo si sono formate alcune categorie con cui interpretare i paesaggi urbani che ci circondano.
Modificando i significati dello spazio attraversato, il percorso è stato la prima azione estetica che ha penetrato i territori del caos costruendovi un nuovo ordine sul quale si è sviluppata l’architettura degli oggetti situati. Il camminare è un’arte che porta in grembo il menhir, la scultura, l’architettura e il paesaggio. Da questa semplice azione si sono sviluppate le più importanti relazioni che l’uomo intesse con il territorio.
Si vuole indicare il camminare come uno strumento estetico che è in grado di descrivere e modificare quegli spazi metropolitani che presentano spesso una natura che deve essere ancora compresa e riempita di significati, piuttosto che progettata e riempita di cose.
Si può costruire una storia del camminare come forma di intervento urbano che porta con sé i significati simbolici dell’atto creativo primario: l’erranza come architettura del paesaggio, intendendo con il termine paesaggio l’azione di trasformazione simbolica, oltre che fisica, dello spazio antropico.
È in questa prospettiva che sono stati approfonditi tre importanti momenti di passaggio della storia dell’arte che hanno avuto come punto di svolta un’esperienza legata al camminare. Si tratta dei passaggi dal dadaismo al surrealismo (1921-24), dall’Internazionale Lettrista all’Internazionale Situazionista (1956-57) e dal minimalismo alla land art (1966-67).
Analizzando questi episodi si ottiene una storia della città percorsa che va dalla città banale di Dada alla città entropica di Smithson, passando per la città inconscia e onirica dei surrealisti e per quella ludica e nomade dei situazionisti.
Quella che viene scoperta dalle erranze degli artisti è una città liquida, un liquido amniotico dove si formano spontaneamente gli spazi dell’altrove, un arcipelago urbano da navigare andando alla deriva. Una città in cui gli spazi dello stare sono le isole del grande mare formato dallo spazio dell’andare.
La lettura della città attuale dal punto di vista dell’erranza si basa sulle “transurbanze” condotte da Stalker dal 1995 in alcune città europee. Perdendosi tra le amnesie urbane Stalker ha incontrato quegli spazi che Dada aveva definito banali e quei luoghi che i surrealisti avevano definito come l’inconscio della città.
Tra le pieghe della città sono cresciuti spazi in transito, territori in trasformazione continua nel tempo. E’ in questi territori che oggi si può superare la millenaria separazione tra spazi nomadi e spazi sedentari.
Il nomadismo in realtà ha sempre vissuto in osmosi con la sedentarietà e la città attuale contiene al suo interno spazi nomadi (vuoti) e spazi sedentari (pieni), che vivono gli uni accanto agli altri in un delicato equilibrio di reciproci scambi. Oggi la città nomade vive all’interno della città sedentaria, si nutre dei suoi scarti offrendo in cambio la propria presenza come una nuova natura che può essere percorsa solamente abitandola.
Con il termine “percorso” si indicano allo stesso tempo l’atto dell’attraversamento (il percorso come azione del camminare), la linea che attraversa lo spazio (il percorso come oggetto architettonico) e il racconto dello spazio attraversato (il percorso come struttura narrativa).
Noi intendiamo proporre il percorso come forma estetica a disposizione dell’architettura e del paesaggio.
In questo spazio di incontro il camminare si rivela utile all’architettura come strumento conoscitivo e progettuale, come mezzo per riconoscere all’interno del caos delle periferie una geografia e come mezzo attraverso cui inventare nuove modalità per intervenire negli spazi pubblici metropolitani, per investigarli, per renderli visibili.
Francesco Careri è architetto e dal 2005 è Professore Associato presso il Dipartimento di Architettura dell’Università di Roma Tre. Dal 1995 è membro fondatore del laboratorio di Arte Urbana Stalker Osservatorio Nomade, con cui sperimenta metodologie di intervento creativo nella città multiculturale e dell’abitare informale a Roma, prima con azioni di arte pubblica al Campo Boario, in seguito a Corviale con studi e progetti sulle microtrasformazioni operate dagli abitanti nella città dei Rom, tra baraccopoli, campi attrezzati e auto recupero di spazi occupati. Dal 2006 è titolare del Corso di Arti Civiche della Facoltà di Architettura di Roma Tre, un corso opzionale a struttura peripatetica che si svolge interamente camminando analizzando e interagendo in situ con i fenomeni urbani emergenti. Dal 2015 è Direttore del Master Studi del Territorio / Environmental Humanities. Tra le sue pubblicazioni: Constant. New Babylon, una città nomade, Testo & Immagine, Torino 2001e Walkscapes. El andar como pràctica estética / Walking as an aesthetic practice, Editorial Gustavo Gili, Barcellona 2002, trad.it. Walkscapes. Camminare come pratica estetica, Einaudi, Torino 2006.