L’evoluzione biologica di una lacrima (1)

di:
TIMIA EDIZIONI

Due libri sono usciti di recente sul cinema di Alberto Grifi (29.5.1938 – 22.4.2007), autore maiuscolo del nostro cinema sperimentale. Espressione che, sia pur corretta, è riduttiva perché la sua voluminosa opera contiene innovazioni di linguaggio che ne fanno un nome che va a iscriversi nella più vasta dizione di Cinema.
Due libri, dicevo: una monografia di Annamaria Licciardello per le edizioni Falsopiano e L’evoluzione biologica di una lacrima Il cinema di Alberto Grifi pubblicato da Timía Edizioni. Questo libro, con foto e ricchi apparati, trae il titolo da un film di Grifi: “L’occhio è per così dire l’evoluzione biologica di una lacrima & Autoritratto Auschwitz”, 2007 (prima versione 1965-70).
Ne è autrice Stefania Rossi.
Si legge in un suo profilo: «Nata a Saronno nel 1980, artista, videomaker, documentarista.
Diplomata all’Accademia di Belle Arti di Brera con laurea specialistica in Cinema e video al dipartimento di Nuove tecnologie per l’arte. Nel suo percorso artistico mediato dal rapporto delle nuove tecnologie ha collaborato a numerosi progetti tra i quali il documentario collettivo “Milano 55,1. Cronaca di una settimana di passioni” presentato a Locarno Film Festival; al Bellaria Film Festival è stato proiettato il suo cortometraggio “Derivazioni”. Collabora con l’Ass. Alberto Grifi per la creazione di un archivio dedicato all’artista».

Ha scritto un libro costruito con tecnica documentaristica alternando sapientemente interviste, documenti, foto, testimonianze, riuscendo a dare attraverso una lunga conversazione che ebbe con Grifi un ritratto di lui in 3D che permette di conoscerne il suo pensiero sul cinema, il suo modo d’intenderlo e farlo, il suo ingegnoso artigianato, la sua vibrante presenza nell’antagonismo sociale.
Libro splendido del quale dovranno tenerne conto quanti in futuro vorranno misurarsi nell’analisi di un artista che ha riunito in sé innocente entusiasmo e alto professionismo, cose queste che di solito mal si accordano, un uomo che riusciva ad essere indolente e operoso al tempo stesso.
Lo so bene perché l’ho conosciuto in anni lontani, poi molto tempo dopo quando dirigevo con Pinotto Fava uno spazio di programmi sperimentali a RadioRai lo invitai a produrre una versione radiofonica della famosa “Verifica incerta”. Nacque così “Se ci fosse una porta busserei” (battuta tratta proprio dalla “Verifica incerta”): un monologo scritto da Alberto intercalato da brani della colonna sonora del film; andò in onda su Radio1 nel contenitore “Fonosfera” – il primo gennaio 1981.

Dalla presentazione editoriale del libro.
«Alberto Grifi, il più significativo cineasta sperimentale italiano, l’autore del cult movie Anna, si racconta in una lunga intervista. Ma non solo. È un libro corale. Attraverso i ricordi di quanti, attori, registi, operatori, artisti e critici hanno condiviso con lui una stagione creativa e di radicali innovazioni, ci fa rivivere i tumultuosi anni Settanta con la loro carica di passioni; un viaggio non solo nella vita e nell’opera di un “pioniere” del rinnovamento artistico ma anche nella visione sociale e politica di un’epoca cruciale della nostra storia».

Tratto da adolgiso.it